Per celebrare la prima “Giornata Nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo”, istituita in Italia con la legge n.9 del 25 gennaio 2017 e promuovere il valore della memoria, della pace e della testimonianza delle vittime civili, la Sezione provinciale di Rimini, ha organizzato il convegno: “Vittime e conflitti, la dignità negata. Testimonianze dirette a confronto”, che si è svolto il giorno 8 febbraio 2018 presso il teatro degli Atti in Rimini.
L’iniziativa, rivolta agli studenti e alla cittadinanza, è stata realizzata in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, ambito territoriale di Rimini, l’Associazione Agevolando – sede di Rimini e il progetto didattico “Storia per tutti” ed ha ottenuto il Patrocinio della Regione Emilia-Romagna (e contestuale adesione del Presidente Stefano Bonaccini al Comitato d’Onore, istituito per l’occasione), della Provincia di Rimini, del Comune di Rimini, dell’Ufficio Scolastico Regionale.
Ad aprire i lavori del convegno le autorità presenti: Emma Petitti, Assesora Regione Emilia Romagna, Gloria Lisi, Vice Sindaco del Comune di Rimini, Giuseppe Pedrielli, Dirigente Ufficio Scolastico Regionale, Katia Dal Monte, Segretaria Nazionale Associazione Agevolando.
A portare il saluto della nostra Presidenza di Roma, il Vice Presidente Nazionale Aurelio Frulli, il quale nel suo intervento ha esaltato l’alto valore etico della ricorrenza di questa Giornata Nazionale che si celebra per la prima volta quest’anno.
Si è quindi entrati nel vivo dei lavori con la relazione del ricercatore storico Daniele Susini, dal titolo: “Il testimone della storia. L’uso delle fonti orali”.
A seguire il racconto fondativo di due giovani fuggiti, ancora minorenni, da situazioni di violenza e conflitto nei loro paesi: Jerreh Jaiteh, ragazzo gambiano scappato ad una crudele dittatura e Aman Ahmadzai, fuggito dal regime dei talebani in Afghanistan.
I due giovani ragazzi, hanno riportato la loro esperienza di paura, di privazioni, di percosse subite, di sofferenza patita e di dignità offesa durante il loro lungo viaggio che li ha portati in Italia.
Ha ripercorso poi la propria storia di vita Ahmad Al Khaled, avvocato e rifugiato siriano giunto in Italia attraverso i corridoi umanitari, il quale ha descritto la drammatica situazione della Siria, paese da molti anni devastato dalla guerra civile e spiegato cosa significa vivere per tre anni e mezzo nella precarietà ed insicurezza, in un campo profughi in Libano.
Infine, a chiudere il cerchio tra memoria recente e memoria passata, la commovente testimonianza, che ha toccato i cuori di tutti i presenti, di Franco Leoni Lautizi, Consigliere prov.le della Sezione di Rimini, uno dei pochi sopravvissuti alla strage di Monte Sole e alla cui madre è stato dedicato dal Comune di Marzabotto tutto il sentiero della memoria, teatro dell’efferato eccidio.
Attraverso il racconto di questi testimoni privilegiati, il desiderio di fare “entrare” i giovani nella storia, coinvolgendoli in un percorso di crescita, di arricchimento, di educazione all’empatia e di condivisione di valori sui temi delle non violenza.
Oltre trecento infatti gli studenti provenienti dagli Istituti scolastici della Provincia di Rimini, presenti in sala.
Obiettivo del convegno, è stato quello di riflettere sul fenomeno drammatico e universale delle vittime civili e su come l’evento tragico della guerra impatti sulla vita delle persone e sulla loro quotidianità, creando una cesura non colmabile tra presente e passato.
Partendo dalla ferma convinzione dell’importanza dell’utilizzo delle fonti orali, la cerimonia-evento ha voluto quindi porre l’attenzione al filo rosso che lega la vulnerabilità delle vittime civili di ieri e di oggi, avendo come focus privilegiato il concetto di deumanizzazione.
Il Convegno, avvalendosi del metodo della trasmissione orale, ha voluto offrire una giornata di solidarietà alle vittime civili delle guerre e dei conflitti del mondo e ponendo l’accento alla narrazione e alla memoria, legittimarsi come momento di profonda relazione sociale e riflessione collettiva.
“Ciò che è narrato è riconosciuto e trasformato in esperienza”, divenendo così patrimonio pubblico.
Il progetto
- Context
La dimensione di “vittima civile” è un fenomeno collettivo drammatico e complesso, costituito da disgregazione dei legami tra individuo e collettività, cambiamento dei valori culturali e variazione della struttura sociale. La seconda guerra mondiale, i campi di concentramento, i genocidi su base etnica delle attuali guerre civili, nei conflitti dichiarati o meno, sparsi in tutto il mondo, costituiscono i cosiddetti “crimini dell’odio,“ ovvero condotte violente perpetrate ad un soggetto sulla base di motivazioni razziali, di etnia, religiose, di appartenenza ad un gruppo sociale. La negazione dell’altro è la componente fondamentale per commettere discriminazioni, violenze e massacri. Nelle guerre, alla cui origine vi è una forte propaganda, viene sempre messo in atto il meccanismo di deumanizzazione: le stragi nazifasciste, i campi di concentramento, ne sono tutt’ora un’atroce testimonianza.
L’evento tragico della guerra che impatta sull’esistenza delle persone, crea una cesura nel loro vissuto e i sopravvissuti alle guerre, non possono riappropriarsi della loro vita ex ante. E’ necessario dunque che le istituzioni ne riconoscano la nuova condizione esistenziale, ne accolgano i nuovi bisogni e le nuove istanze, provvedendo così ad un giusto ed equo reinserimento nel contesto sociale. Perché si possa parlare di un vero riconoscimento formale bisogna guardare a tale condizione con compassione e comprensione, ma è necessario da parte di tutti, istituzioni e società civile la condivisione e l’accoglienza dei nuovi bisogni di cui la vittima è portatrice.
A tal fine l’Anvcg Onlus è stakeholder privilegiato per la promozione di una cultura della pace e della solidarietà : infatti puo’ essere cambiata la tipologia della guerra, divenuta tecnologica e fondamentalista, ma ciò che accumuna le vittime civili di ieri e di oggi è la stessa sofferenza, che appartiene alla categoria dell’umanità.
Il filo rosso che lega la vulnerabilità fra le vittime civili di guerra di ieri e le nuove vittime civili, sia da monito per le future generazioni, perché gli orrori della guerra, che offendono le coscienze dell’umanità non abbiano più a ripetersi.
2. Scheda riassuntiva del Progetto
Educare all’ empatia. Attraverso il racconto fondativo dei testimoni orali presenti, rivolgersi alla società civile perché rifletta sui principi etici della pace, dell’inclusione, della tolleranza. In particolar modo, attraverso le storie di vita di Franco Leoni, sopravvissuto alla strage di Marzabotto, Jerreh Jaiteh fuggito dalla dittatura in Gambia, Aman Ahmadzai, ragazzo afgano scampato al regime dei talebani e Al Khaled Ahmad, scappato con la propria famiglia dalla guerra in Siria, raggiungere i giovani, inviatati a partecipare all’evento, che saranno gli interlocutori privilegiati. Il cambiamento sociale infatti passa tra le nuove generazioni attraverso la diffusione di valori quali la solidarietà, la condivisione, il rispetto, la non violenza e il perdono. Solo il perdono infatti rende liberi e guarisce dalle ferite del passato. Attraverso l’ascolto dei nostri testimoni privilegiati, tutte vittime dell’odio, che hanno deciso di raccontarsi e quindi disporsi alla comprensione del proprio vissuto, delle sofferenze e delle umiliazioni patite, desideriamo “far entrare” i giovani nella storia coinvolgendoli in un percorso di crescita, di arricchimento e di memoria. La memoria è infatti come un filo che va dal passato al futuro. Il futuro è dunque condizionato dal passato e soltanto se faremo memoria e la trasmetteremo alle nuove generazioni, potremo sperare il non perpetrarsi degli errori commessi e far sì che il sacrificio delle vittime civili, di ieri e di oggi non venga dimenticato e la loro “biografia” rimanga quale monito per le coscienze.
Simona Cicioni