Ernesto Brighi
Mi chiamo Ernesto Brighi e sono Presidente Onorario di questa Associazione. Sono vittima civile di guerra, quando il 24 settembre del 1944, ancora in piena seconda guerra mondiale, avevo sei anni ed ero un bimbo molto vivace e ne combinavo una dietro l’altra. Abitavo in una casa di campagna, occupata dai tedeschi. Un giorno, un tedesco mi mise in mano una bomba con lo stappino acceso e mi disse di andare a giocare più lontano. Per fortuna tenevo la bomba in alto, sopra la testa e quando questa esplose mi saltarono le dita della mano sinistra. Non so come, mi ritrovai in ospedale da solo.
I miei genitori, che erano al lavoro nei campi, saputo quello che mi era successo, incominciarono a cercarmi disperatamente. Mia madre, con la bicicletta, da Santarcangelo di Romagna, si diresse verso Cesena. Mio padre, sempre in bicicletta si diresse verso sud e mi ritrovò il 28 dicembre del ’44 all’ ospedale di Pesaro. A piedi tornammo a casa e arrivammo il giorno 6 gennaio del 1945. Feci tutti gli studi nel collegio di Don Carlo Gnocchi, “Padre dei mutilatini” e nel 1960 trovai lavoro nel Comune di Milano. Successivamente mi trasferii a Rimini e nel 1992 andai in pensione.
Ho ritenuto giusto dedicarmi all’ANVCG Onlus, per i valori di pace, solidarietà, cultura della memoria storica che promuove presso le nuove generazioni. A tal fine dirigo la Sezione Provinciale di Rimini con amore e dedizione.
Franco Leoni
Ventinove settembre, mattinata uggiosa, una pioggia fine, continua e fastidiosa. Riparati nel ristretto spazio di un rifugio nel bosco, scavato nel tufo e pieno di umidità, pigiati nel poco spazio tante persone, vicini di podere e gente sfollata, proveniente da altri parti. Noi bambini chiassosi e tante donne e vecchi atterriti dalla paura. Un lamento soffocato, che ad ogni minuto si fa sempre più forte e insistente, è in arrivo un piccolo fratellino, bisogna ritornare a casa per il parto, il luogo e la situazione non è adatto per un evento tanto delicato. La nonna Amalia ci accompagna, anche se inesperta, in questa urgente occasione si adegua anche a levatrice, non ci sono alternative. La stradina verso il poggio non è molta, ma sembra infinita, la pioggia sottile e fastidiosa, la mamma è pallida e sembra cadere a ogni passo. Arrivati, la casa e la stalla sono già un inferno, tutto è a fuoco, l’odore acre della carne bruciata entra nelle narici, una mucca muggisce in continuazione nella sofferenza data al fuoco. Bisogna ritornare al rifugio e adeguarsi alla situazione. Sorretta dalla suocera e lamentandosi per il troppo dolore, si ripercorre il sentiero, quando all’improvviso, il crepitio dei fucili e il sibilare delle pallottole ci sorprende, non c’è riparo sicuro, unica alternativa un pagliaio a pochi metri, ma la corsa finisce subito; la nonna per prima, la mamma colpita al ventre cerca di ripararmi, sento il sangue colarmi dalle ferite, i suoi urli strazianti mi entrano nel cuore e non potrò mai più dimenticarli. E’ sera con il buio mi vengano a prendere dal rifugio, mi sdraiano su un mucchio di fascine avvolto nella coperta della mamma, aspettano soltanto la mia morte.
Percepisco la voce di mio padre Armando, è disperato, ha perso tutto in un giorno solo non vuole più nascondersi, vuole solo farsi prendere e morire, non ha più niente per cui vivere. Passano due giorni, mi riprendo, non era giunto ancora per me l’appuntamento con il destino. Ci prelevano le SS dal rifugio e ci portano verso Serana, come in una processione, sospinti dai fucili. Sulla strada. Morti e vivi si confondono tra di loro, un inferno. Ho dovuto dire addio troppo presto ai miei genitori, una parte di me se n’è andata con loro, la loro scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile dentro di me. Voglio credere che da dove sono mi stiano guardando e mi stiano regalando un sorriso. Saranno sempre nel mio cuore. Ciao Martina, ciao Armando se il vostro sacrificio è servito per avere un mondo migliore sono fiero di essere vosttro figlio.
A MIA MADRE
Era bella mia madre, aveva appena 23 anni, quel 29 Settembre.
Il suo viso era dolce e sereno, era bella mia madre.
Mi teneva per mano, lungo la stradina che scendeva verso il rifugio, si lamentava perché a breve tempo si apprestava a dare alla luce un’altra vita, confortata dalla nonna che a sua volta la sosteneva.
Era bella anche nel dolore delle doglie.
Il crepitio dei colpi di mitraglia, ci lasciò sgomenti; colpita al ventre si accorse di perdere tutto in un attimo: le sue mani sporche del mio sangue, lo sguardo peso negli occhi sbarrati della nonna, si teneva il ventre, cercando di avvolgermi al suo corpo per ripararmi dal piombo, come una chioccia protegge il pulcino dotto le ali.
I suoi urli di disperazione e di dolore erano quasi inumani, ma anche in quei momenti aveva una carezza per me.
Era tanto dolce mia madre.
Se c’è qualcuno in cielo non può ignorare ciò che è sulla terra.
Era una ragazzina mia madre.
Un incubo che mi perseguita nella vita, ma nello stesso rivedo il sorriso dolce di mia madre.
Era veramente bella mia madre.
Franco Leoni
Sassi Maria Martina in Leoni, mamma di Franco e Pietro Leoni, uccisa sul sentiero di Ca’ di Dorino, mentre tentava di tornare al rifugio per partorire il terzo figlio, che non ebbe la possibilità di nascere.
A Lei e tutte le donne di Monte Sole è dedicato questo sentiero.
Maria Luisa Cenci
Mi chiamo Cenci Marialuisa e sono la Presidente Provinciale dell’ANVCG Onlus.
Mio marito, Prof. Bracconi Giannetto, è rimasto gravemente ferito agli occhi nel 1946 a causa del rinvenimento di un ordigno bellico inesploso. Fortunatamente è riuscito a portare a termine gli studi fino alla maturità, conseguita al Liceo Classico “G. Cesare”, grazie all’esiguo residuo di vista rimastogli. Successivamente, con l’aggravarsi del suo visus, nonostante i vari interventi, i suoi occhi si sono gradatamente spenti, divenendo cieco totale. Ripresi gli studi, si è laureato all’Università di Urbino in “Storia e Filosofia” e ha insegnato al Liceo “A. Einstein” di Rimini fino al pensionamento. In seguito si è dedicato completamente all’Associazionismo, coprendo il ruolo di Dirigente Prov.le ANVCG Onlus e Presidente della Consulta di tutte le Associazioni di volontariato del Comune di Rimini. Dopo la sua morte prematura, l’allora Sindaco, Prof. A. Ravaioli ha voluto intestare a lui la sede della Casa delle Associazioni, che porta oggi il suo nome.
Io sono fiera di collaborare con l’ANVCG Onlus, che assiste le Vittime Civili di guerra e loro familiari, pur essendo trascorsi più di settanta anni dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale.
Purtroppo ancora oggi gli ordigni che vengono alla luce nei campi, seppure vecchi e arrugginiti sono in grado di esplodere provocando morte e terribili mutilazioni.
Petronilla Ricci
Mi chiamo Ricci Petronilla e sono una vittima civile di guerra.
Da bambina, all’ età di 8 anni, giocando attorno ad un fuoco acceso, che noi bambini pensavo fosse il fuoco di San Giuseppe, sono rimasta gravemente ferita. I rovi infatti nascondevano degli ordigni bellici, che di lì a poco sono esplosi investendo noi bimbi. Il mio fratellino Cleto è rimasto ucciso ed io invalida. Sono stata soccorsa e poi accolta nel Collegio di Don Carlo Gnocchi, che mi ha curato amorevolmente, di fatto donandomi una seconda vita. Ora sono felicemente nonna di 6 nipoti e offro la mia testimonianza, quale Socia dell’ ANVCG Onlus, presso le Scuole.
Il filo rosso che lega la sofferenza fra le vittime civili di guerra di ieri e di oggi, quelle degli attuali conflitti in tutto il mondo, sia da monito per queste future generazioni, perché l’efferatezza della guerra non abbia più a ripetersi.
“MAI PIU’ LA GUERRA!!!”